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giovedì 8 gennaio 2009

Università, via libera della Camera: il decreto diventa legge

Alla fine è passato, prima del termine ultimo. L'aula della Camera ha definitivamente approvato il decreto legge in materia di Università, che sarbbe scaduto il 9 dicembre, dopo aver votato, mercoledì, la fiducia al governo. I voti a favore sono stati 281, 196 i contrari, 28 gli astenuti. Hanno votato contro i gruppi del Pd e dell'Idv. Si è astenuta l'Udc, come segno di «una apertura di credito nei confronti del ministro Gelmini».

Suono di fanfare e rullo di tamburi della maggioranza, che parla di «autentica svolta» del sistema accdemico. «L'Università oggi cambia», è stato il commento soddisfatto del ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini: «Valorizzato il merito, premiati i giovani, affermata la gestione virtuosa degli atenei e introdotta più trasparenza nei concorsi universitari per diventare professori o ricercatori». Mentre secondo il senatore Pdl, Giuseppe Valditara «Il provvedimento applica per la prima volta nella pubblica amministrazione in tema di retribuzioni il principio meritocratico e introduce il merito e la competenza nella formazione delle commissioni di concorso».

Di «occasione persa», invece, parla la vicecapogruppo del pd Marina Sereni, ricordando che «gli organismi internazionali ci dicono che la spesa per l'università del nostro paese è sottostimata»: al contrario degli sprechi raccontati dal governo attraverso «una campagna propagandistica condotta contro gli atenei». La realtà, spiega Sereni, è che con i tagli del decreto 112 l'anno prossimo «anche gli atenei virtuosi non saranno più in grado di funzionare».

E per il ministro delle Politiche Giovanili nel governo ombra del Pd, Pina Picerno, «il decreto università è un prodotto mediocre, elevato a rango di riforma da una accurata campagna mediatica del governo. Si fa un po' di maquillage ma non si affrontano i problemi strutturali». «Il nuovo testo - aggiunge Picerno - fallisce nelle finalità principali: non razionalizza le risorse, non diminuisce il potere dei baroni, non migliora la capacità produttiva degli studenti e soprattutto non opera in una dimensione di lungo periodo. Ancora un volta vi è una preoccupante assenza di regia: il grande assente è una visione organica della funzione dell'Università rispetto agli obiettivi strategici del Paese. La crisi economica in corso avrebbe richiesto un approccio diverso, tale da rendere all'università e alla ricerca quel ruolo di traino che svolgono normalmente nei principali pesi sviluppati, come dimostrano le scelte, ad esempio, di Francia e Stati Uniti. Invece ci si è limitati a gestire e male, l'esistente».


da unità.it

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bhe, questo è successo perchè ci siamo tutti quanti rammolliti!!
Esattamente com'era accaduto con la riforma Moratti e con quella di Fioroni:si portesta durante il primo quadrimestre, poi si lascia perdere, i fuochi si spengono e ci facciamo inchiappettare come al solito!
Questa nostra ultima lotta è stata più grande, meglio organizzata, tutti alla fine ne hanno parlato! e adesso?! abbiamo intenzione di arrenderci in questo modo? Se la risposta è sì, allora la Gelmini ha ragione e questo è quello che ci meritiamo!

Istruzione in Estinzione ha detto...

non ci siamo mica arresi!
a Pisa saranno proposte nuove iniziative per riunire di nuovo gli studenti. ormai lunedì saremo tornati tutti dalle vacanze...

Anonimo ha detto...

Caro Direttore del Sole 24 ore,
dopo il grande clamore suscitato dalla mini-riforma dell'Università a firma Gelmini i riflettori si sono stranamente spenti sull'Università come se, in Italia, fatta una legge questa si applicasse per forza d'inerzia. Ebbene, tra le importanti novità annunciate dalla Ministra, novità che avevano per una volta fatto sperare in un Paese migliore, c'è quella - fissata dalla legge - della riapertura dei termini per iscriversi ai concorsi di professore già banditi. La ratio era quella di dire: in una logica di concorrenza occorre dare la possibilità di concorrere al più ampio numero di candidati per scegliere davvero i migliori. Ed infatti, prima della riforma (ma quale?), i baroni avevano indotto molti candidati a non iscriversi ai concorsi universitari, ora grazie al Ministro Gelmini, giustizia sarebbe stata fatta e proprio tramite la riapertura dei termini per presentare le candidature fino al 31 gennaio 2009. Già, la legge è stata approvata il 9 gennaio ed i termini dovevano essere riaperti fino al 31 gennaio. Ma in quale Paese vive la Ministra? Aggiungasi che nella legge di conversione è stato scritto che le Università "possono" riaprire i termini e questo linguaggio implica che anche quelle che volessero farlo non ci sarebbero mai riuscite dato che tra consiglio di facoltà, delibere in Senato accademico e pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ci vuole più di un mese. Ben oltre dunque il fatidico termine del 31 gennaio! Caro direttore la prego di fare luce su questa vicenda che, oltre a mettere in ridicolo l'attuale Ministro e a danneggiare i tanti bravi candidati che aspettavano con ansia di competere, mette in ridicolo l'intero Paese (per non parlare del Governo). Se non si tratta dell'ennesima presa per i fondelli dei tanti concittadini onesti il Ministro spieghi perché nessuna Università ad oggi ha riaperto i termini! O li riapra il Ministro tramite la decretazione d'urgenza giacché la norma della legge approvata così com'è è insuscettibile di applicazione, è un pezzo di carta straccia che offende chiunque svolga il proprio lavoro seriamente.
In conclusione, posto che anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano, auspico che il suo giornale conduca un'inchiesta approfondita sull'ennesima bufala italiana.
grazie di cuore.

Unknown ha detto...

Salve, a proposito del problema università volevo porre alla vostra attenzione il seguente blog:
http://rettorevirtuoso.blogspot.com