di Marco Grollo* - Megachip
Una strana pace mediatica sembra calata da alcune settimane sulla questione scolastica. Non se ne parla più. Non ci sono più studenti in piazza. Le proteste si sono assopite. Nei media, ovviamente. Che non rappresentano più ciò che sta avvenendo in molte scuole e università italiane. Può bastare ovviamente a dare la (falsa) impressione che tutto stia tornando alla normalità.
Non è così. Intanto non sono solo gli studenti a muoversi. I più preoccupati sono i genitori che hanno i figli di 5 anni, e che tra qualche settimana (gennaio 2009) dovranno iscrivere i loro bambini alla scuola Primaria. Quanto durerà la scuola? Cinque ore? Otto ore? Quanti insegnanti ci saranno in classe? Uno, due o tre? Non è dato saperlo. La legge infatti non lo dice, e per questo non lo sa nessuno. Non lo sanno i dirigenti scolastici, gli assessori, gli insegnanti in servizio, non lo sanno i genitori e non lo sa neanche il ministro. Dice infatti il decreto legge 137 del 01 Settembre 2008, all’articolo 4 sul maestro unico che è “previsto che le istituzioni scolastiche della scuola primaria costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di ventiquattro ore settimanali.” E qui sembra tutto chiaro. Si aggiunge però subito di seguito: “Nei regolamenti si tiene comunque conto delle esigenze, correlate alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola”. Dunque? Occorre attendere i regolamenti attuativi, che potrebbero prevedere una più ampia flessibilità. Tradotto in concreto, le domande sopra poste non hanno per ora risposta certa.
E’ invece certo che saranno soprattutto gli Enti Locali (Comuni e Regioni) a dover farsi carico degli eventuali problemi che sorgeranno nel caso in cui la scuola primaria non potesse avere il tempo pieno. Istituendo servizi per le famiglie, dove sarà possibile. Alcune regioni (il Friuli Venezia Giulia ad esempio) hanno già emanato bandi che riguardano la conciliazione tempo lavorativo e tempo familiare, in cui si finanziano progetti per sostenere attività del tempo extrascolastico. Un caso?
Pare che uno degli effetti, sicuramente non voluti, dell’aver sollevato la questione scolastica sia un incredibile numero di incontri e dibattiti pubblici sulla scuola con ampia partecipazione dei cittadini. Ne sono stati organizzato in moltissimi comuni in tutta Italia, su richiesta degli studenti, ma anche su richiesta dei genitori, che si chiedono se potranno, ad esempio, mantenere gli stessi orari lavorativi (non è proprio una domanda secondaria, per chi ha figli da mantenere). Purtroppo molte di queste domande, ora non possono avere una risposta.
Inoltre è sempre più chiaro che la parola riforma risulta difficile da accostare a questa legge. Una riforma è anzitutto un pensiero, un disegno complessivo e spesso complesso, che ha diversi obiettivi anzitutto educativi, sociali, culturali. E che mette al centro l’alunno. Lo studente che è la ragione prima di ogni riforma. Che per essere tale deve prevedere investimenti per raggiungere gli obiettivi che si da (anche tagliando dove serve, ma per mettere dove si vuole andare). Siamo su piani un po’ diversi.
Un ultimo pensiero va agli insegnanti, che incontriamo in molti, in ogni Anno Scolastico, nel corso dei vari progetti del Settore Scuola e Formazione di Megachip in varie regioni Italiane. L’insegnante è il vero punto centrale di tutto il processo di apprendimento e di formazione: solo attraverso la valorizzazione e un vero sostegno non solo economico ma culturale e di aggiornamento dell’insegnante si potrà produrre un cambiamento radicale e culturale dentro la scuola italiana.
Non mi pare però che ne decreto Gelmini si parta da questi obiettivi.
*Responsabile Settore Scuola e Formazione
Segreteria Nazionale Megachip
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4 anni fa
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