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giovedì 23 ottobre 2008

Documento approvato dal collegio docenti, Liceo Buonarroti di Pisa

DOCUMENTO APPROVATO DAL COLLEGIO DEI DOCENTI

DEL LICEO SCIENTIFICO STATALE “FILIPPO BUONARROTI” DI PISA

IL 16.10.2008 

Il Collegio dei Docenti del Liceo Scientifico “Filippo Buonarroti”, riunito il 16 ottobre 2008, ritiene che i provvedimenti del Governo  – L. 133/08,  DL 137 e proposta di legge Aprea – concorrano a disarticolare e marginalizzare il sistema dell’Istruzione pubblica, a danno dei processi di formazione degli alunni e dello stesso diritto allo studio. 

I docenti di questo Collegio sono fortemente preoccupati per la drastica riduzione di posti di lavori che questi provvedimenti comportano

- innanzitutto perché dove non c’è lavoro non c’è dignità né solidarietà né attenzione alle ragioni della comunità, ma solo egoismo e feroce competizione

- poi perché tali misure sono dettate unicamente da criteri contabili che ignorano qualsiasi considerazione inerente la vita concreta e i bisogni della scuola e di chi la frequenta, minando le reali possibilità di efficacia e di efficienza della sua azione. 

Sono inoltre preoccupati per la mortificazione e lo scempio di competenze didattiche e culturali che tali provvedimenti comportano e per l’impoverimento complessivo sia della qualità del lavoro degli insegnanti sia dell’istruzione e del processo formativo dei giovani. 

In particolare la scelta del ritorno al maestro unico è pedagogicamente discutibile, in quanto il maestro unico, solo e non confortato nelle sue scelte dal confronto con i colleghi, oltre che costretto al ruolo di “tuttologo”, non può più costituire una figura di riferimento incisiva e rassicurante per gli alunni.

Questo vogliamo sia chiaro alle famiglie, così falsamente rassicurate dalla prospettiva di un ritorno all’antico che, in un mondo radicalmente diverso, altro non può essere che impoverimento e marginalità. 

Riteniamo che la stessa logica sembra presiedere al nuovo assetto della scuola superiore che ci viene prospettato; per questo motivo non possiamo che ribadire il nostro netto rifiuto. 

Quello che si progetta è una vera e propria azione di discredito della scuola pubblica, il cui ridimensionamento non può che favorire istanze private di formazione. 

Non solo dunque manca ogni volontà di rilancio materiale e culturale della scuola pubblica, ma si punta  a un modello di scuola, in particolare la secondaria superiore, subordinata ad interessi ad essa esterni, che ne condizioneranno finalità e percorsi educativi. 

Sulla base di queste considerazioni 

ESPRIMIAMO la più netta opposizione alla conversione in legge del DL 137; 

RECLAMIAMO il ritiro della L133/08 (in particolare dell’articolo 64 sulla scuola); 

MANIFESTIAMO la più completa solidarietà alla lotta che rettori, studenti, docenti, ricercatori e personale amministrativo stanno conducendo nel nostro ateneo e in quelli di tante altre città d’Italia; 

CHIEDIAMO che vengano salvaguardate le prospettive di inserimento nel mondo della scuola dei precari di oggi e delle studentesse e degli studenti che domani vorranno intraprendere questo lavoro; 

STIGMATIZZIAMO la proposta di legge Aprea, che trasformerebbe le scuole in fondazioni, eliminerebbe gli organi collegiali sostituendoli con organi di tipo aziendale (Consiglio di Amministrazione invece del Consiglio di Istituto), annullerebbe qualsiasi rappresentanza (sindacale e non) delle componenti della scuola; 

CONDIVIDIAMO la forte preoccupazione espressa dagli studenti, la cui proposta è fondata su motivazioni valide e condivisibili e collegata alle iniziative nelle scuole, nelle università e nel territorio da parte di docenti e ATA, studenti e genitori contro i provvedimenti e progetti di smantellamento della scuola pubblica; 

PROPONIAMO di organizzare forme di “didattica aperta” per avviare finalmente un dibattito per un futuro di qualità della scuola pubblica. 

Per concludere ci uniamo ai già numerosi appelli rivolti al Presidente della Repubblica, quale massima autorità di garanzia costituzionale, ricordando quanto affermato da Pietro Calamandrei nel febbraio 1950: 

“COLPIRE LA SCUOLA PUBBLICA E’ IL PRIMO ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA DEL PAESE” 

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