Articolo pubblicato su Unita.it, 14 ottobre 2008.
Cresce la mobilitazione nelle università italiane contro il decreto 133/2008 che stabilisce pesanti tagli per il settore università e la possibilità per gli atenei del Belpaese di trasformarsi in fondazioni private. La Statale di Milano è stata occupata. Alcuni studenti stanno manifestando di fronte al rettorato per chiedere che il senato accademico prenda una posizione su un loro documento di critica alle legge 133. «Non vogliamo interrompere il senato accademico ma solo che il rettore Decleva dica forte e chiaro se vuole fare da parafulmine a Tremoni e Gelmini o se sta dalla nostra parte» dicono gli studenti.
Alla Sapienza di Roma proseguono cortei ed assemblee. Nella capitale il centro della protesta è stata la facoltà di Lettere dove gli studenti hanno gridato in coro «blocco subito» per chiedere la sospensione dell'attività didattica. Il preside della facoltà, Guido Pescosolido, al momento non sembra voler accogliere la richiesta degli studenti ma non chiude categoricamente la porta. Pescosolido vuole aspettare la riunione di martedì prossimo del senato accademico con all'ordine del giorno la discussione sulla legge 133/2008. E non è escluso che dopo quella riunione il preside conceda il blocco delle lezioni.
Pescosolido non si è comunque tirato indietro ed ha criticato la riforma del centrodestra, in particolare il blocco del turn-over del personale docente che va in pensione, giudicato «un taglio duro e pesante, che avviene in modo uniforme, prescindendo da misure di interpretazione qualitativa». La conseguenza è che «alcuni settori scientifico-disciplinari potrebbero restare senza personale» conclude il preside.
L'onda della protesta sembra comunque destinata a continuare. Per il 15 ottobre alla Sapienza sono previste due assemblee: presso la facoltà di Sociologia, alle ore 12 in aula magna, e presso la facoltà di Economia, nell'aula 8A alle ore 12.30. L'Unione degli Studenti auspica che «queste iniziative siano il punto di partenza per un'analisi attenta di questa legge da parte degli stessi studenti, i quali possano dare vita una protesta che veda la partecipazione di tutte le varie componenti delle università». Per i promotori delle iniziative di protesta la legge 133, tra tagli, blocco del turn-over e possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni private, sferra «l'attacco definitivo all'Università pubblica e alla ricerca». E gli effetti si iniziano già a vedere: «vertiginoso aumento delle tasse universitarie, anticipazione a gennaio delle sessioni di laurea, didattica sempre più dequalificata e frammentata, totale cancellazione del futuro dei ricercatori» continuano i promotori.
Una protesta che vede in prima linea non solo gli studenti ma anche i docenti. Basta ad esempio recarsi presso l'Istituto di Storia contemporanea della Sapienza per leggere questo avviso: «Il prof Bevilacqua rinvia a data da destinarsi l'inizio delle lezioni per protesta contro la legge 133 che condurrà all'emarginazione l'università pubblica».
Ma è in tutta Italia che si protesta contro la riforma universitaria. All'Università Orientale di Napoli, l'assemblea «Stop Gelmini» ha interrotto la seduta del senato accademico per far conoscere all'organo accademico le rivendicazioni e le proposte degli studenti: «Abbiamo consegnato a tutti i senatori una lettera aperta in cui chiediamo di passare finalmente dalle parole ai fatti, pronunciandosi ufficialmente e pubblicamente sulle nostre richieste» dicono gli organizzatori. Invece per il 15 ottobre è prevista presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Federico II di Napoli un'assemblea.
A Pisa il 15 ottobre il Rettore ha convocato un'assemblea di ateneo, aperta a tutti, per discutere gli effetti della legge 133 e pianificare le conseguenti iniziative di mobilitazione mentre a Firenze, il 16, lezioni in piazza. Infine a Bari proseguono le assemblee nelle diverse facoltà: il 14 è stata la volta di Lettere e Filosofia mentre il 15 toccherà a Scienze Politiche (dove saranno anche sospese le lezioni) ed Agraria.
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